23 MAG
Prima di votare, pensa!
Pubblicato in: Cultura, Le nostre idee, Politica italiana | 23 maggio 2013 - 23:33
buca enorme sulla strada

Alle scorse elezioni politiche ho parlato di voto utile, oggi, in prossimità delle elezioni comunali, mi sembra interessante parlare di voto consapevole. Il voto locale risente più massicciamente di quel fenomeno di corto circuito del consenso che va comunemente sotto il nome di voto di scambio (o di clientela, se si preferisce), ed è quindi il terreno più appropriato per un esercizio di consapevolezza. Perché di fronte a un fenomeno che partendo dalla presunzione della creazione di vantaggi, distorce, inquina e neutralizza l’efficacia dell’azione politica, vale particolarmente la pena di provare a riconnettere cause ad effetti, e chiamare liberatoriamente le cose con il loro vero nome.

 

Banalmente, il fenomeno del voto clientelare è più comune in ambito locale per gli aspetti di prossimità fisica tra referenti politici e cittadini. Mentre la dimensione nazionale, con pochi candidati che parlano da lontano a moltissimi elettori, si presta maggiormente a meccanismi di appello al voto di tipo ideale, la dimensione locale, con la prossimità tra elettore ed eleggibile, la raggiungibilità del politico (per l’elettore) o dell’elettore (per il politico) crea più immediatamente e ampiamente le condizioni ambientali ideali per la trasformazione del consenso in un processo di scambio.

 

Avverto che, volendo essere questo un esercizio di consapevolezza, sorvolerò volutamente sugli aspetti etici, convinta che l’etica sia solo una conseguenza della consapevolezza applicata all’intelligenza, e mi concentrerò sull’osservazione delle conseguenze pratiche del fenomeno.

 

Comincerei, per onestà e completezza, dall’osservazione delle conseguenze positive del voto di scambio: uno o più cittadini riceveranno sicuramente favori. Si va -ci è noto- da ciò che sembra cambiarci la vita, a ciò che la rende appena un po’ più sopportabile. Dal posto di lavoro (favore, però, al momento sicuramente in declino per esaurimento disponibilità) alla garanzia del ritiro della spazzatura nel proprio quartiere; dalla licenza edilizia, alla possibilità di scavallare la fila negli uffici pubblici. Personalmente mi è capitato di sentire di un tizio che aveva dato il voto a un altro tizio in cambio della promessa di mantenergli pulito il marciapiede davanti al proprio negozio. A questo punto andiamo a vedere qual è la contropartita.

 

In cambio del favore ricevuto, invieremo una persona atta a delinquere all’interno delle istituzioni. Lo possiamo affermare con certezza. Perché proprio il favore ottenuto testimonia della natura disinvoltamente criminale dell’individuo ed è prova del crimine già commesso. Il sedicente politico, infatti, nell’accordare il favore, ha disposto della cosa pubblica come di cosa sua, ha utilizzato beni o diritti, che non erano nella sua disponibilità, come suoi, e come tali li ha gestiti e distribuiti arbitrariamente. Ergo, la persona a cui abbiamo dato il voto, per il fatto stesso di averci fatto un favore, è un delinquente. Quindi, la prima e più diretta conseguenza che possiamo osservare (assioma numero uno, lo chiamerei) è che se diamo un voto in cambio di favori, di certo inviamo nelle istituzioni un delinquente.

 

A questo punto però, senza farci prendere da furore etico, ma per solo amore della logica, possiamo anche affermare, che chi accorda il proprio voto in cambio di favori perde il diritto alla lamentazione verso il carattere corrotto o inefficace delle istituzioni, in quanto ha favorito col proprio comportamento la qualità delinquenziale delle istituzioni. Quindi, dall’assioma numero uno discende direttamente l’assioma numero due: chi dà voti in cambio di favori non può più esercitare il proprio diritto di critica verso la società in cui vive, essendo egli stesso promotore del suo disvalore.

 

Ma c’è un’altra vistosa conseguenza al voto di scambio, seppure un po’ più nascosta della precedente a uno sguardo veloce: una volta ottenuto il favore in cambio di voto, il delinquente (possiamo ora familiarmente chiamarlo così) che abbiamo mandato nelle istituzioni, continuerà chiaramente ad agire come tale (nessun delinquente può diventare un buon politico a partire dall’elezione, se non lo era prima). Costui quindi non potrà che perseverare nella sua modalità di gestione della cosa pubblica, continuando a dispensare favori con modalità via via casuali, in dipendenza dalle necessità che di volta in volta si presenteranno per il mantenimento e consolidamento del proprio potere. Ciò vuol dire che le risorse del territorio, idealmente destinate a tutta la collettività, saranno di volta in volta destinate a singoli, o gruppi di potere nell’esclusiva direzione della carriera del nostro delinquente-politico. La conseguenza a cui accennavamo, è che anche coloro che avranno inizialmente beneficiato di uno o più favori dovranno poi vivere all’interno di quella stessa realtà prodotta da questo tipo di politica, dove niente potrà funzionare per la vita dei cittadini. Perciò, per esempio, il nostro commerciante che ha orgogliosamente ottenuto il suo marciapiede spazzato regolarmente, dovrà però, per tutto il resto, rassegnarsi a trascinare la propria esistenza all’interno di un territorio degradato, muoversi in un luogo abbrutito da scarsa manutenzione e negligenza, lasciar razzolare i propri bambini in giardini inesistenti o incolti, consegnare i propri figli a una cattiva scuola pubblica, malgestita,e  forse fatiscente, guidare su strade probabilmente piene di buche, fronteggiare insomma quotidianamente il malcostume, l’inefficienza e l’arroganza di un’amministrazione che non potrà mai fare meglio di così, perché affetta da quel peccato originale, la logica del favore, che produce amministrazioni ripiegate nella gestione esclusiva dei fatti propri. Insomma il luccichio del voto di scambio nasconde la rinuncia a una vita dignitosa. E il nostro commerciante, consapevole o no, ha barattato evidentemente il classico piatto di lenticchie con la possibilità di ottenere un intero regno.

 

Possiamo perciò affermare che, chiunque dia il proprio voto nel tentativo di assicurarsi un vantaggio, credendo di mettere al sicuro se stesso, contribuirà a creare le condizioni nelle quali anche la propria vita sarà poi travolta, come quella di chiunque altro.

 

Da cui il terzo assioma: se hai dato un voto in cambio di un favore, il delinquente, che hai contribuito a mandare nelle istituzioni, renderà anche la tua vita un inferno.

 

Vorrei concludere con un pensiero ancora più peregrino, che è, lo ammetto, il più difficile da elaborare. Abituati come siamo da troppo tempo a pensarci servi in luogo di sovrani, in ginocchio davanti al potere, piuttosto che in piedi a dettargli il tempo, il seguente è di sicuro l’esercizio più complicato di tutti: concepire, accorgersi che quello che ci viene promesso in cambio del nostro consenso in bianco, in realtà è già nostro. Che in quanto cittadini contribuenti del territorio, abbiamo già diritto a veder accolte le nostre richieste, se queste vanno a migliorare la qualità della nostra vita, e che la persona che ci sta chiedendo l’anima per questo, ci sta semplicemente prendendo per i fondelli, realizzando il supremo inganno, facendo passare per favore il diritto.

 

Ed ecco quindi il quarto ed ultimo assioma: se dai un voto in cambio di favori, mi dispiace, ma qualcuno ti ha fregato.

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