So che la posizione è impopolare e il titolo di questo post potrà infastidire, ma non sono mai riuscita a condividere i sentimenti di entusiasmo che animano questo giorno, né per la verità vorrei contribuire con questo post ad alimentare la scuola di pensiero contraria. Sono dell’idea che le posizioni contrarie, accendendo discussioni sugli argomenti che non condividiamo, cooperino in realtà a dare energia a ciò che altrimenti è pari al nulla. Perciò, per quel che sento sull’argomento, il silenzio in questa giornata sarebbe per la verità il commento più appropriato, se non fosse che ho deciso per un blog e quindi sono tenuta a mettere in parole anche il silenzio.
Perciò, ecco, sono semplicemente, da sempre, per il pensarmi persona. Il che vuol dire non pretendere mai il riconoscimento di parità o dignità, ma sentire che queste cose sono già mie, mi appartengono per nascita, che nessuno ha in sua mano il potere di darmele, a nessuno vanno chieste o pretese in garanzia. Che non c’è alcuna lotta da fare per l’ottenimento di alcunché, che tutto è già in me, non mi resta che viverlo, affermandolo ogni giorno di fronte, questo sì, a quella parte di mondo a cui farebbe piacere leggermi negli occhi subalternità per potersi poi innalzare in generosità facendomi dono di una mimosa l’8 marzo.
Le feste per i diversi le lascio alla cattiva coscienza di uno Stato che sente evidentemente il bisogno di fare ammenda per aver abdicato al suo dovere costituzionale di sostenere le condizioni culturali per la paritaria evoluzione sociale.
Per il resto mi sembra che per quanto ci riguardi, tutto stia nell’assumersi la responsabilità totale della nostra esistenza, prima di tutto contro noi stesse, contro ogni tentazione di accomodarsi nelle disparità che ci tornano comode, quelle piccole o grandi corsie preferenziali che ci vengono aperte, e lo sappiamo, per la forma delle gambe o il taglio degli occhi. Rifiutare il privilegio della diversità per poterne affermare l’inesistenza, ché la libertà passa sempre per l’assunzione di responsabilità e questo, non a caso, è verità che vale per entrambi i sessi.
Detto questo però, se venite più vicine, solo tra di noi, per un attimo solo per un attimo -perché lo stringersi tra simili non diventi mai tentazione di autocommiserazione o separazione dal mondo- sottovoce vorrei dirvi, che nessuno mi è così infinitamente caro come una donna che decide di essere libera senza attendere liberatori. Infinitamente cara mi è per la via stretta che decide di percorrere, per la solitudine che immancabilmente dovrà farsi amica, per la scelta di fare suo il privilegio di una grande avventura.
E per questo, e solo per questo, perché ci sia più lieve il cammino, mimose e fiori sparsi ogni giorno.