È accaduto di nuovo. Accade di regola almeno una volta l’anno. C’è sempre un giorno in cui improvvisamente, troppo improvvisamente, gli uccellini cinguettano forsennatamente all’alba, il piumino notturno diventa soffocante, tu ti svegli naturalmente almeno un’ora prima del solito e in preda a un fremito sottile, sorprendentemente vitale.
Poi stai lì a valutare i pro e i contro.
Ti accorgi di quella nuova elettricità che chiede di scattare, di produrre luce, movimento. Ma percorri mentalmente il corpo, molle, intorpidito dalle poltrone, i divani, la televisione serale, e pensi che, no, non se ne parla proprio.
Ti alzi alla fine con il solito automatismo ignorando volutamente le novità. Ti ritrovi in cucina ciabattante a prepararti il caffè con i maledetti uccellini che sono saliti di tono incuranti e gloriosi. Una leggera malinconia ti attraversa mentre sorseggi il tuo caffè caldo, rassicurante.
Hai una curva dentro, un’incrinatura. Qualcosa che chiede di essere lasciato in pace, di avere più tempo. L’inverno ha scavato un mondo di calore e di morbidezze nel quotidiano nel quale abbiamo accomodato tutte le nostre piccole infelicità. Tutto quello che non ci piace di noi alla luce del sole, sta così bene nascosto in casa, accanto alla stufa, nei crepuscoli che arrivano pietosamente presto nel primo pomeriggio.
Come affrontare ora tutto questo? Potremmo accordarci per una partenza lieve, compassionevole? Facciamo che per quest’anno nessuno, con meno anni e più assordante allegria, ci batterà sulla spalla sfottente “dai su che la vita è bella!”?
E poi dove accidenti sono finite le mezze stagioni? Perché la vita deve tornare a interrogarti così perentoria? Prendere in considerazione la cortesia di un preavviso, no?
Ti stringi ostinata nella veste di casa sottilmente odorosa di minestre calde e condensa muraria. Sgranocchi svogliatamente un biscotto alla ricerca mentale di un appiglio. L’informazione del terrore per fortuna è incessantemente al lavoro, il meteo di ieri sera, sei sicura, parlava di caldo anomalo e di ritorno del gelo. Sorridi finalmente segreta mentre tiri via la tenda e il primo sole accecante invade la cucina. Pensano di spaventarti, pensano.